Proseguono i servizi straordinari di controllo del territorio messi in campo dai Carabinieri dalla Compagnia di Lucera a seguito della richiesta di aiuto che, nel mese di aprile scorso, era stata invocata dalle amministrazioni comunali dei tre comuni dei c.d. “Casali Dauni” (Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia e Castelnuovo della Daunia), particolarmente allarmate dall’acuirsi dei fenomeni delittuosi verificatisi nei primi mesi del corrente anno.
È nel solco di tali attività di contrasto all’illegalità diffusa, che l’attenzione dei militari si è spostata, questa volta, su un altro ambito di stringente attualità, nella lotta a quei reati definiti di violenza di genere, reati da c.d. codice rosso. Negli ultimi tempi anche nei piccoli comuni del subappennino si è registrata un aumento delle querele sporte in materia.
In tale ambito si colloca l’arresto operato in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere di un uomo di 33 anni, ritenuto responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia. L’ordinanza è stata emanata dal Giudice delle Indagini Preliminari di Foggia a margine di una minuziosa attività investigativa condotta dalla Stazione Carabinieri di Casalnuovo Monterotaro, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Foggia, conseguenti alla denuncia-querela sporta dalla ex convivente.
Emerge, in questo caso, ancora una volta, la tempestività del protocollo operativo introdotto dalla Legge 69/2019, che ha consentito ai militari della Stazione di Casalnuovo, sapientemente orientati e diretti dalla Procura di Foggia, in pochissimi giorni, dalla data della denuncia querela di acquisire elementi indiziari chiari e convergenti che hanno permesso l’emissione e la successiva esecuzione della misura cautelare.
L’uomo, dopo le formalità di rito, è stato condotto presso la Casa Circondariale di Foggia.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari. Va altresì precisato che la posizione della persona arrestata è al momento al vaglio delle Autorità Giudiziarie Ordinaria. La stessa, pertanto, non può essere considerata colpevole sino alla eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva